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6 gennaio 2011 4 06 /01 /gennaio /2011 22:46

Dopo quasi trent’anni il Museo Correr dedica gli spazi espositivi ad un prestigioso capitolo dedicato al vetro che riprende, con diverso e specifico taglio, l’omonima mostra “L’avventura del vetro” appena conclusasi al Castello del Buonconsiglio a Trento. Da quell’esposizione la grande edizione veneziana mutua una parte dei materiali, aggiungendone però molti altri, davvero importanti, per celebrare adeguatamente un millennio e più di storia del vetro a Venezia e in Laguna.
Infatti “L’avventura del vetro”, allestita dall’11 dicembre 2010 al 25 aprile 2011 al Museo Correr, per iniziativa della Fondazione Musei Civici di Venezia, a cura di Aldo Bova e Chiara Squarcina, con l’allestimento di Daniela Ferretti, rappresenta la più ampia rassegna sul tema dopo la grande esposizione del 1982 a Palazzo Ducale, Museo Correr e Museo del Vetro.

Sullo sfondo di questo evento la prossima ricorrenza dei 150 anni della nascita del Museo del Vetro avvenuta nel 1861 grazie all’Abate Zanetti, nonché la prospettiva di espandersi nei futuri spazi delle vicine Conterie con la speranza di incentivare ulteriori donazioni di opere novecentesche.

Catalogo Skira.



Organizzata cronologicamente in quattro sezioni - vetri archeologici; dal XV al XVIII secolo; XIX secolo, XX secolo - e con oltre trecento opere esposte, tutte provenienti dalle collezioni del Museo del Vetro di Murano, la grande rassegna al Correr ripercorre tutte le tappe della straordinaria “avventura del vetro” a Venezia, dall’arrivo in laguna, in età classica, di vetri provenienti da aree anche lontane, fino al connubio sempre più stretto tra vetro e design, che rappresenta il presente e il futuro della produzione vetraria muranese.

Quanto il vetro sia connaturato a Venezia lo conferma la sezione d’apertura della mostra che presenta un’inedita sequenza di vetri antichi recuperati dai fondali della laguna e tra la sabbia dei canali della città. Disseminati per casi fortuiti, per la caduta in mare dei carichi o semplicemente per l’eliminazione di manufatti non più integri. Questi capolavori fragilissimi, di fattura spesso raffinatissima, saranno esposti per la prima volta al pubblico dopo essere emersi dalla coltre d’acqua che li ha preservati per secoli.
Fanno parte di questa sezione anche i vetri archeologici, tra i quali saranno identificabili alcuni pezzi del Fondo Manca della Collezione Correr che faranno mostra di sé non tanto con la funzione di “archivio di memoria” quanto oggetti d’ispirazione per quella che sarà destinata a diventare un’attività simbolo di Venezia.

Furono queste forme ad influenzare il gusto dei maestri vetrai veneziani per buona parte dell’Età dell’Oro del vetro a Venezia, dal Quattrocento a tutto il Seicento quando i vetri veneziani erano contesi e copiati. A quest’importante periodo la mostra riserva una serie ricchissima di capolavori.

Poi l’evoluzione settecentesca con i fortunati nonché geniali tentativi di proporre il vetro per quello che non è ma che, lavorato con maestria ed ingegno, può suggerire materiali diversi come la porcellana senza dimenticare l’ingresso nella lavorazione della calcedonia e dell’avventurina.

L’Ottocento fu un secolo ambivalente dove si susseguiranno decadenza e rinascita. La prima “favorita” anche dalla perdita di un ruolo politico della Serenissima, la seconda stimolata dai nuovi stili che solcando l’Europa contaminarono anche Venezia e da una riflessione sulla passata grandezza, si giunse a rivisitazioni declinate al nuovo. E, proprio per supportare questo “rinascimento”, nasce il Museo del Vetro.

Infine il Novecento, con il design che contamina e contagia la produzione vetraria, indirizzandola verso nuovi traguardi dove il vetro non è più oggetto d’uso ma opera d’arte, da godere ed ammirare per le sue forme e colori.
Proprio su questo nuovo fronte la mostra al Correr si sofferma con l’attenzione che il nuovo merita. Per la prima volta, ad esempio, si cercherà di ricostruire il Novecento secondo anche dei capitoli insoliti e rari con opere provenienti dalla Fucina degli Angeli di Egidio Costantini e un’altra dalla collezione di Carlo e Giovanni Moretti. Questa importante sezione, che non vuole assolutamente ritenersi esaustiva, mira piuttosto a tracciare le linee identificative di un secolo.
La mostra espone anche altri esempi di manifattura sempre legata al mondo vetrario: quelli appartenenti alle collezioni private e quella di Panini, spaziando da un rarissimo erbario vitreo, ad una raccolta di borsette di perline di vetro.

Sorpresa nelle sorprese - in concomitanza con il Carnevale di Venezia 2011, dedicato all’Ottocento - verrà ad aggiungersi un’ulteriore selezione di più di un centinaio di opere provenienti dalla collezione Maschietto, per la prima volta presentata in città.
Si tratta di figurine di vetro, con maschere veneziane e della Commedia dell’Arte, deliziosi nudini femminili, costumi e soggetti di fantasia che, insieme a una selezione di disegni ottocenteschi sul Carnevale, dalle collezioni del Correr, troveranno spazio in uno dei sontuosi ambienti al primo piano del Museo Correr (dalla prima settimana di febbraio 2011).

Capitoli di un’avventura millenaria che da questo confronto con le infinite sfaccettature di una grande storia può trarre stimoli per declinare lo scintillante futuro del vetro a Venezia. ( Fonte: http://www.museiciviciveneziani.it

 

L’avventura del vetro

Un millennio d'arte veneziana

Scritto da Stefano, martedì 04 gennaio 2011

.: dove: Museo Correr

.: quando: dall'11 dicembre 2010 al 25 aprile 2011

Orario

tutti i giorni 10/17 (biglietteria 10/16) fino al 31.III; dal 1.IV 10/18 (biglietteria 10/17); chiuso il 25 dicembre e il 1 gennaio

 

 

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4 gennaio 2011 2 04 /01 /gennaio /2011 23:27

Da giovedì 2 dicembre 2010 si tiene allo Studio Guenzani una mostra personale di Gabriele Basilico.

La mostra presenta il lavoro del fotografo, riscoprendo, attraverso la selezione di 26 vintageprints, formato 30×40 cm., tre suoi progetti famosi: Bord de mer 1984-85, Porti di mare 1982-88 e Beirut 1991.

Due delle sequenze che compongono questa mostra sono tratte da incarichi internazionali.

La Mission Photographique de la DATAR 1984-85, mandato governativo affidato a un gruppo internazionale di fotografi con lo scopo di rappresentare la trasformazione del paesaggio francese, ha prodotto la serie Bord de mer realizzata sulle coste di Normandia, Picardia, e Nord-Pas de Calais. In seguito, la Missione Beirut del 1991 testimonia la devastazione subita dalla città libanese alla fine della guerra civile durata quindici anni. Le immagini di Porti di mare derivano invece da una ricerca personale realizzata negli anni ʼ80 sulle città portuali europee.

Gabriele Basilico è nato nel 1944 a Milano, dove vive e lavora. Architetto di formazione, Basilico dagli anni ʼ70 si è dedicato completamente allʼattività di fotografo, concentrando il suo sguardo sul paesaggio urbano. È considerato uno dei maestri della fotografia contemporanea, eʼ stato insignito di molti premi e le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private italiane e internazionali. Gabriele Basilico ha partecipato a molti progetti di documentazione in Italia e allʼestero, che hanno generato mostre personali e collettive in tutto il mondo. Tra le più recenti, citiamo “Istanbul05 010” alla Fondazione Stelline di Milano e “Le Arti di Piranesi” alla Fondazione Cini di Venezia.

 

Autore: Samantha Lamonaca/ Fonte: http://www.latitudeslife.com

Info: info@studioguenzani.it

t. 02 29409251

Quando: dal 2 dicembre 2010 al 12 febbraio 2011.

Orari: dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.30.

La mattina su appuntamento.

Dove: Studio Guenzani via Eustachi 10 Milano

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31 dicembre 2010 5 31 /12 /dicembre /2010 09:10

Seconda puntata della quadriennale ricerca sulla pittura di paesaggio nel Veneto, di Laguna e di Terraferma, che Dino Marangon sta portando avanti per conto di Euromobil e del Comune di Pieve di Soligo.

Questo nuovo capitolo dell'indagine sfocia, dal 21 novembre al 27 febbraio, in una ampia rassegna ospitata da Villa Brandolini a Pieve di Soligo, nel cuore delle colline trevigiane del Prosecco. Un luogo paesaggisticamente emblematico, quindi, per ospitare una mostra che indaga, questa volta sul versante più specificatamente figurativo, quel connubio, incontro-scontro tra l'arte e il paesaggio in artisti legati per residenza, attività, ispirazione al particolarissimo territorio che dalle Alpi discende alla Laguna veneziana. Non un luogo qualsiasi, quindi, ma un territorio italiano che, grazie anche alla Biennale, è punto di incontro privilegiato, sul mondo e con il mondo. Lo scorso anno, sempre a Villa Brandolini, Oltre il paesaggio puntava ad esemplificare il paesaggio interiore, sublimazione e superamento di quello reale. Nel paesaggio - questo il titolo del nuovo appuntamento espositivo - indaga invece "le diverse ipotesi creative e le molteplici indagini contemporaneamente sviluppatesi proprio a partire da un più ravvisabile rapporto con il mondo fenomenico concepito come spunto e occasione di sempre nuove e diverse possibilità di invenzione e di interpretazione". Cento opere, molte inedite e con importanti prestiti da Ca' Pesaro e dall'Accademia dei Concordi, per documentare l'intrecciarsi di differenti filoni creativi, il formarsi ed evolversi di universi linguistici e spunti immaginativi nuovi, talvolta sotterraneamente collegati alla grande pittura di tradizione. Fermenti che contagiano anche Maestri dalla personalità consolidata, come evidenzia il rarefarsi della pittura di Filippo De Pisis, mentre Guido Cadorin rende magici i colori, le luci artificiali, la modernità di Venezia e Giuseppe Cesetti sperimenta nuove e più trasognate variazioni coloristiche. Per parte sua Nino Springolo penetra con sempre maggior lucidità la poesia del comune vivere quotidiano, mentre Pio Semeghini viene ulteriormente distillando le proprie immagini, quasi esplorando la loro fatica ad apparire. Fedeli allo spontaneo mito delle atmosfere locali, artisti dotati di grandi qualità pittoriche e disegnative come Fioravante Seibezzi, Luigi Scarpa Croce, Eugenio da Venezia, Neno Mori, Carlo Dalla Zorza e i loro amici Marco Novati, Eugenio Varagnolo, Mario Vellani Marchi, Gigi Candiani, pur senza sconvolgere il loro ormai consolidato universo creativo, sanno variarlo e arricchirlo, mentre, quasi a reagire alla loro mobilissima e raffinata pittura di tocco, Giorgio Valenzin, Remigio Butera, Girolamo De Stefani, Aldo Bergamini, Guido Carrer e Mario Dinon, vanno enucleando visioni più segreta e ferma espressività . Se per questi pittori sarà soprattutto Venezia con le sue lagune a costituire il riferimento più frequente, per altri artisti di grande sensibilità e raffinatezza come Orazio Celeghin, Luigi Cobianco, Juti Ravenna, saranno soprattutto Treviso, le sue strade, le sue abitazioni, i suoi giardini, unitamente all'ampio corollario delle sue campagne, dei suoi fiumi e dei suoi colli a offrire lo spunto per le loro equilibrate ricerche cromatiche e formali, ricerche che troveranno magistrale espressione anche nelle acutissime indagini grafiche e pittoriche di Giovanni Barbisan e di Lino Bianchi Barriviera. Un capitolo a parte meriterebbe poi un'indagine sui pittori legati alle proprie origini montanare: ci si dovrà limitare a documentare la dura consapevolezza esistenziale dei paesaggi di Fiorenzo Tomea, le robuste cadenze consapevolmente popolaresche e vernacole di Davide Orler, il sapido naturalismo di Luigi Cillo. Venezia è officina dell'arte che assorbe personalità di diversa tradizione. Quella ebraica di Giorgio Valenzin, o l'armena di Leone Minassian o quella dei confini orientali di Zoran Music. Il nuovo, di impronta internazionale, permea l'opera di Bruno Saetti quanto le liriche marine di Gastone Freddo o le tele di Armando Pizzinato, protagonista del Fronte Nuovo delle Arti. Giuseppe Zigaina intanto dilata le proprie sintesi paesistiche in emblematiche visioni del mondo, emergenti dalla profondità del ricordo, dagli infiniti meandri della psiche. Riallacciandosi alle gloriose esperienze dei capesarini, nuove generazioni di artisti, intraprendono nuove articolate ricerche: Renato Borsato, Giorgio Dario Paolucci, Alberto Gianquinto, Saverio Barbaro, Corrado Balest, ciascuno con una propria cifra e linguaggio. A testimoniare come il paesaggio, lungi dall'essere un "genere" superato, continui ad essere luogo di ricerca e di confronto privilegiato.

Realizzata nell'ambito PaesAgire (tutta una serie di convegni, iniziative e incontri sui più diversi aspetti del paesaggio promossi dall'assessorato alla Cultura del Comune di Pieve di Soligo) Nel Paesaggio si propone quindi all'attenzione di chi voglia riflettere su questa essenziale tematica la cui conoscenza appare per molti aspetti indispensabile ad una fruizione più creativa, felice e consapevole dell'ambiente e del territorio. ( Fonte: cremonaonline.it) generic_it_468x60.gif

 

Orari

Venerdì 18,00 - 20,00 Sabato 15,00 - 20,00

Domenica e festivi infrasettimanali 10,00 - 13,00 e 15,00 - 20,00

Chiuso 24 - 25 - 31 dicembre 2010 e 1 gennaio 2011

Ingresso

Intero e 5,00

Ridotto e 3,00 dai 18 ai 25 anni; over 65; studenti universitari;

soci Touring Club Italia; gruppi di almeno 15 persone

Gratuito minori di 18; portatori di handicap con acompagnatore; giornalisti con tesserino

Visite guidate e laboratori a cura di Astarte Servizi Culturali

Prenotazioni

Astarte Servizi Culturali cell. 349.4107020 / 347.6428685

Fax 0438.24683

e-mail: astarte.lp@libero.it

www.astartesc.it

Ogni venerdì alle ore 18,00 visita guidata gratuita (esclusi gruppi

organizzati). È gradita la prenotazione.

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31 dicembre 2010 5 31 /12 /dicembre /2010 08:59

Quasi un sospiro, quella voce.

 

Adorata dagli uomini, e amata dalle donne, ma come è possibile? Le donne provano gelosie mortali per la donna che : “…rappresenta un qualcosa che noi tutti vogliamo nei nostri sogni irrealizzati. ” disse Jean Negulesco che la diresse in

Come sposare un milionario.

Impersonava, ed impersona, il desiderio e il sogno.

 

“Marilyn Monroe, sullo schermo, era un’immagine di pura, innocente, infantile gioia di vivere…Disarmante nella fiducia, la benevolenza e la gioiosa ostentazione di un bambino o di un cucciolo che è felice di mostrare le proprie attrattive come il miglior regalo che può offrire agli altri, e che si aspetta di essere ammirato, non ferito.” Così scrisse Ayn Rand sul Los Angeles Times il 19 agosto del 1962. Un ritratto che tratteggia – a distanza di quasi mezzo secolo – un personaggio intramontabile nell’immaginario collettivo.

Un personaggio che riconosciamo autentico, e non di artefatta costruzione.

Le sue dichiarazioni confermano la rarità di una diva che nega il proprio ruolo pubblico per affermare se stessa: “Voglio invecchiare senza interventi di plastica facciale. Voglio avere il coraggio di essere leale con il mio volto. A volte penso che sarebbe più facile evitare l’anzianità, morire giovane, ma così non si completerebbe mai la vita. Vorreste voi? Non conoscereste mai completamente voi stessi.”

Il destino le ha impedito di conoscere se stessa.

Tanti fotografi hanno ripreso Marilyn, però soltanto pochissimi hanno seguito la sua carriera e la sua vita privata con costanza e per lunghi periodi.

Sono le loro immagini che hanno contribuito alla nascita del mito e lo hanno tramandato nel tempo. Questi autori sono gli interpreti del fascino e della personalità di una grande donna e indimenticabile attrice.

Andre de Dienes, nel 1945, crede nella giovane Norma Jeane come modella. Per cinque settimane viaggiano in California, Nevada e New Mexico. Le fotografie saranno pubblicate da varie riviste nel mondo.

Tom Kelley ha firmato la celebre fotografia che, nel 1949, apparve sul calendario Miss Golden Dreams e, in seguito, fu pubblicata da Playboy come poster. La ‘scandalosa’ immagine aprì a Marilyn le porte del successo.

Bruno Bernard, fotografo professionale, è considerato lo scopritore di Marilyn, colui che attraverso le sue immagini iniziò a imporre la straordinaria personalità dell’attrice.

George Barris, fotografo personale della diva, seguì le riprese di uno dei suoi più celebri film, Quando la moglie è in vacanza. Sono di Barris le popolarissime riprese di Marilyn con la gonna bianca sollevata dall’aria della metropolitana.

Philippe Halsman, fra i più inventivi ritrattisti della storia della fotografia, Il suo lavoro su Marilyn è uno studio del volto e del corpo dell’attrice: fotografie bizzarre, esaltazione dell’armonia, momenti privati.

Richard Avedon esalta la sensualità della donna in pochissime fotografie a colori. In una serie, si serve di Marilyn Monroe per interpretare ‘femmine fatali’ del cinema: Clara Bow, Theda Bara, Jean Harlow, Marlene Dietrich, Lillian Russell. Divertenti travestimenti che svelano l’aspetto ludico del rigoroso Avedon e la duttile capacità di Marilyn. È il 1958 e il servizio era stato commissionato dalla rivista Life.

Bert Stern, il suo lavoro noto come ‘The last Sitting’ è l’ultima testimonianza su Marilyn Monroe. Le riprese furono eseguite nel giugno del 1962, sei settimane prima che l’attrice morisse. In immagini di una bellezza rara, Stern tramanda il mito intramontabile.

E la vita privata, e i set cinematografici? Non mancava mai almeno un fotografo per testimoniare il suo brevissimo percorso da quando era una fresca bellezza di provincia alla sua partecipazione agli spettacoli per le truppe americane in Corea; dalle immagini delle case cinematografiche per il suo lancio alle photo still per la pubblicità dei film.

 

Sopravvissuta al tempo e alle mode, impietosi nella cancellazione della memoria e della fama, Marilyn ebbe davvero una carriera brevissima. Nel 1947 recita una particina in un film, non compare nemmeno fra gli interpreti; Niagara, che la rende popolare, è del 1953. L’ultimo, rimasto incompleto, Something's Got To Give è del 1962.( A cura di Giuliana Scimè/ Fonte: http://www.luccadigitalphotofest.it)

 

Spazio espositivo: Palazzo Ducale – Corte Carrara – Lucca

Apertura: 13 dicembre 2010 – 30 gennaio 2011

Orari: lun – ven 15,00 – 19,30 / sab – dom 10,00 – 19,30

NB: 24 e 31 dicembre 2010 orario 15,00 - 18,30

25 dicembre 2010 e 01 gennaio 2011 CHIUSO 

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31 dicembre 2010 5 31 /12 /dicembre /2010 08:48

La Galleria 27Ad con la collaborazione di Cream art Gallery- Milano e Verso Artecontemporanea- Torino, gìà esordiente con la collettiva “Verso Manila Contemporary Filipino Artists in Turin”, prosegue il suo percorso artistico in una delle più prolifiche aree del Medio Oriente, e propone al pubblico di conoscere e confrontarsi con una cultura, tanto contemporanea, quanto carica di tradizione come quella iraniana.

Nessun altro Paese ha conosciuto, in breve volgere di tempo, trasformazioni così radicali, transitando da una decadente monarchia costituzionale ad una rigorosa teocrazia che ha generato laceranti divisioni tra uomini e donne, tra laicità e religione, tra società pre e post-rivoluzionaria. Ad oriente come ad occidente, il velo è divenuto simbolo della trasformazione iraniana; alle donne, che per decenni sono andate in giro senza velo, è stato imposto di coprirsi dalla testa ai piedi con il chador, l’ampia tunica di tessuto nero. Per la maggior parte degli osservatori occidentali, è stato il segno dell'oppressione femminile, e allo stesso tempo della frattura dalla modernità. Più complessa la tematica in Iran, dove almeno una minoranza delle donne si è riappropriata del velo quale segno di affrancamento dalle contaminazioni delle società consumistiche occidentali.

I molteplici soggiorni a Teheran hanno suggerito alla curatela di tentare di tracciare una linea di demarcazione e di “comune denominazione" in quegli artisti che, lungi da una rappresentazione etnografico della cultura locale, riescono ad esprimersi al livello transnazionale senza comprometterne i valori più autentici.

La scelta è stata così condotta liberandosi dei segni visivi identificativi e dai condizionamenti estetici erroneamente ingenerati intorno all'immagine eterodiretta dell'Iran. Le opere prescelte in Iran Contemporaneo rivelano così l'eredità di una cultura intrisa di tradizione che scende a patti con il mondo contemporaneo. Ricche di allegorie e riferimenti alla pittura persiana classica, tradiscono una attitudine del tutto contemporanea che contribuisce a fare della scena artistica iraniana, una delle più animate dell'area mediorientale. ( Fonte: http://www.27ad.eu)

 

Direttore artistico:

Nicola Scaglione

-

Martedì - Sabato

15.30 - 19.30

Chiuso Lunedì e Domenica

-

via Broseta 27,

Bergamo

+39 035 270 260

info@27ad.eu

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31 dicembre 2010 5 31 /12 /dicembre /2010 08:38

Dal 17 dicembre 2010 al 27 aprile 2011, Palazzo Farnese sarà aperto al pubblico, su prenotazione, grazie ad una mostra storica intitolata “PALAZZO FARNESE - Dalle collezioni rinascimentali ad Ambasciata di Francia”.

Oltre 150 opere tra dipinti, statue, disegni, sculture, monete, arazzi e ceramiche, faranno rivivere cinque secoli dell’affascinante storia del Palazzo: dai fasti cinquecenteschi della famiglia Farnese, al periodo moderno, fino a questi ultimi 135 anni del Palazzo come sede dell’Ambasciata di Francia in Italia e dell’Ecole française de Rome. Una significativa scelta di opere della collezione Farnese verrà riportata nel luogo dove essa si formò grazie alla passione di questa famiglia.

L’esposizione, nata dalla volontà di Jean-Marc de La Sablière, Ambasciatore di Francia in Italia, è realizzata in collaborazione con il Ministero italiano dei Beni e delle Attività culturali, ed è curata dal Prof. Francesco Buranelli, Segretario della Pontificia Commissione per i Beni culturali della Chiesa, e dall’Arch. Roberto Cecchi, Segretario generale del Ministero per i Beni e le Attività culturali.

Per l’occasione dunque, le porte di Palazzo Farnese si apriranno – esclusivamente su prenotazione – accogliendo il ritorno del Museum Farnesianum: si ricomporranno le storiche sale degli Imperatori e dei Filosofi, i Daci Prigionieri riprenderanno il loro posto ai lati del portone del Grande salone, accanto alla statua in porfido di Apollo, all’epoca detta Roma triumphans, e all’Atlante.

Il cortile verrà ripopolato in modo virtuale dalle imponenti sagome dell’Ercole Farnese, dell’Ercole latino, nonché del Toro Farnese. Il ritorno di queste opere antiche è dovuto ai generosi prestiti della splendida collezione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, nuovamente esposta.

Tra gli arredi più importanti si potrà vedere lo “studiolo” del Museo di Ecouen, rarissimo mobile rinascimentale appositamente realizzato da maestranze romane per conservare la collezione di monete e di glittica dei Farnese. Arazzi del Quirinale, prestati dal Presidente della Repubblica italiana, e del castello di Chambord, riprenderanno il loro posto nei saloni del piano nobile, con le maioliche rinascimentali.

La ricchissima quadreria verrà riallestita nella Galleria nord-est, insieme alla raffinata collezione dei disegni preparatori di Annibale Carracci, provenienti tra l’altro dal Musée du Louvre, accompagnati dagli affreschi del Palazzo Fava di Bologna.

Così il Ritratto di Papa Paolo III di Tiziano, Cristo e la Cananea che Annibale Carracci dipinse per la cappella privata del cardinale Odoardo, le opere di Sebastiano del Piombo, di Carracci, di El Greco, testimonieranno la qualità della spettacolare collezione Farnese. La maggior parte di queste pitture provengono dal Museo di Capodimonte e dalle gallerie di Parma e di Bologna.

La mostra è un’occasione unica per consentire al pubblico di rivivere i vividi colori dei “fasti farnesiani” che evocano gli splendori di una corte ricca e colta. Consentirà di resuscitare le storie incrociate di pontefici, cardinali, re, ambasciatori, artisti che nell’arco di cinque secoli, tra politica e arte, vissero e si incontrarono a Palazzo Farnese facendone un luogo eccezionale e vivente. ( Fonte: http://www.ambafrance-it.org)

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31 dicembre 2010 5 31 /12 /dicembre /2010 08:28

Dal 4 dicembre 2010 al 1 maggio 2011 il Castello del Buonconsiglio ospiterà una mostra dedicata ai capolavori di scultura lignea salvati dal terremoto che ha colpito L’ Aquila.

 

Dopo la felice riuscita dello spettacolo “Glass” dedicato alla mostra del vetro ideato e organizzato dalla compagnia L’uovo Teatro Stabile di Innovazione de L’Aquila, andato in scena nel mese di agosto al Castello del Buonconsiglio, il museo proporrà per il periodo natalizio fino al 1 maggio un’altra importante iniziativa con l’Abruzzo.

Dal 4 dicembre 2010 al 1 maggio 2011 il Castello del Buonconsiglio di Trento ospiterà la mostra “Antiche Madonne d’Abruzzo. Dipinti e sculture lignee medioevali dal Castello dell’Aquila”.

In esposizione una ventina di opere fra dipinti su tavola e sculture lignee, databili tra la fine del XII e gli esordi del XIV secolo, in gran parte salvate dai vigili del fuoco dal Museo Nazionale d’Abruzzo dopo il terremoto dell’aprile 2009, come documenta il filmato Arte salvata. Sono inoltre proposte due sculture concesse in prestito dalla diocesi di Teramo: la straordinaria Madonna di Castelli e la Madonna della Cattedrale di Teramo, al pari delle altre elaborate dagli abili intagliatori e pittori che hanno operato stabilmente o transitato in Abruzzo nel corso del Medioevo.

Tutte le opere erano state esposte temporaneamente al Castello Piccolomini di Celano (AQ), nel Museo Nazionale della Marsica.

Tra i dipinti spiccano la Madonna de Ambro e la Madonna di Sivignano, tra le sculture la Madonna di Lettopalena (CH), databile alla fine del XII secolo. Questi capolavori ben rivelano come l’Abruzzo sia stato un crocevia di culture e un centro di elaborazione di spinte culturali aggiornate, grazie ai frequenti contatti con i territori d’oltralpe e l’Oriente bizantino, sulle rotte dei pellegrini e dei commerci lungo la Via degli Abruzzi e per le vie del mare.

La Madonna delle Concanelle da Bugnara, e i simulacri provenienti da chiese di Scoppito e Collettara, nei pressi dell’Aquila, ascrivibili al Duecento, delineano il profilo di una regione dalla vivace attività artistica, legata ad una pratica devozionale radicata nel tessuto sociale popolare. Ammirevoli, come prodotti di un’abilità tecnica che investe non soltanto l’arte dell’intaglio ma anche quella pittorica, anche la Madonna di Pizzoli e la Madonna di Penne (PE), con il volto ancora adolescente e la scollatura che le copre le spalle.

In chiusura della mostra è esposta la Madonna di San Silvestro, proveniente dall’omonima chiesa aquilana, che rappresenta un esempio eloquente del nuovo gusto ‘francese’ diffusosi dopo l’affermazione della sovranità angioina nel Regno di Napoli.

La mostra, curata da Lucia Arbace, è frutto della collaborazione tra la Soprintendenza B.S.A.E. dell’Abruzzo e della Provincia di Trento. Catalogo Allemandi, con testi di Lucia Arbace, Gaetano Curzi, Alessandro Tomei e Marta Vittorini. ( Fonte: http://www.buonconsiglio.it)

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Antiche Madonne d’Abruzzo, dipinti e sculture lignee dal Castello de L’Aquila

Luogo: Trento, Castello del Buonconsiglio 04 Dicembre - 01 Maggio 2011

Orario: 9.30 - 17.00, chiuso i lunedì non festivi, il 25 dicembre, il 1 gennaio

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31 dicembre 2010 5 31 /12 /dicembre /2010 08:08

Artista tra i più interessanti e più giovani del panorama italiano contemporaneo, cresciuto in quella Sicilia feconda di talenti e di maestri, Giuseppe Puglisi (Catania, 1965) ha realizzato quadri di delicata bellezza sul paesaggio urbano e naturale, come testimoniano i lavori presenti in questa antologica, dedicati in particolare alla vastità dello spazio e alla duttilità morbida della luce.

La ricerca pittorica di Puglisi si focalizza inizialmente sul tema della città e di figure sospese nell'acqua, dove il colore è frammentato, le immagini quasi impronte sindoniche, eco di una certa pittura di Forgioli, Ferroni e Sarnari. Nel tempo la sua ricerca si volge al recupero di una luce più atmosferica e morbida, ed emergono nuovi gruppi tematici: le terrazze, le città di notte, i paesaggi urbani. C'è il tentativo di recuperare la figura e il colore, come raccontano i quadri raccolti attorno al tema delle piscine, nei quali il colore si fa più corposo e viene steso con pennellate più fluide.

Puglisi ha dipinto giardini, aiuole, rose, quadri nei quali si conferma questa sua aderenza-immersione nel mondo delle cose. Lo spiega bene l'artista stesso, descrivendo in modo significativo il proprio procedimento pittorico: "quando dipingo un paesaggio, anche urbano, temo molto che possa diventare tutto troppo onirico, che le luci in lontananza possano sembrare dei coriandoli. Allora sento di dover strutturare in modo molto forte l'immagine che porto sulla tela, sento il bisogno di oggetti, anche vicini, da percorrere in modo plastico con il colore. Anche i giardini di alcuni miei lavori rientrano nella città. Mi lascio incantare da piccoli spunti, ma per portarli poi sulla tela devo creare un distacco, devo leggerli attraverso uno sguardo severo. Solo così riesco a ricreare lo stupore originario."

Con gli anni 2000 i suoi lavori sono dominati da una maggiore morbidezza di toni, forse per la ripresa in questo stesso periodo del disegno e la sua ricerca si volge più specificamente verso i valori plastici del colore; protagonista è ora il farsi e il disfarsi dello spazio dove la presenza umana viene ridotta a un brulichio di luci, luminescenze. La sua attenzione si concentra su immagini particolari, oggetti dimenticati, relitti, figure spiate nella loro immobilità, quasi a cogliere il senso segreto della luce e del colore.

Negli ultimi due anni Puglisi ha approfondito ulteriormente l'indagine sul paesaggio naturale, dedicandosi al paesaggio vulcanico dell'Etna e ai cieli notturni carichi di stelle, dei quali questa antologica reca suggestiva testimonianza.

I lavori più recenti sono spesso città viste con un'osservazione a volo d'uccello o parti di costa terrestre osservata sempre da un punto di vista alto, e anche per i quadri di questa mostra l'indagine pittorica si è focalizzata sull'osservazione dello spazio – porzione di cielo – che sta sopra i soggetti affrontati in precedenza, e, in questo caso, sul fascino del paesaggio mediterraneo. Lo sguardo si trasforma in un occhio particolare, quasi fotografico, che osserva il rapporto tra le due visioni: da un lato il paesaggio, o costa terrestre, con il mare e con le sue geometrie e prospettive, e dall'altro le architetture celesti che lo sovrasta. In questa dialettica continua Puglisi cerca di rappresentare l'imprendibile densità dello spazio che si frappone tra queste due realtà immaginando poeticamente un atlante del cielo e della terra con i suoi paesaggi. ( Fonte:www.lineadombra.it)

 

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Puglisi

Il Mediterraneo. Coste e costellazioni

Palazzo Ducale, Loggia degli Abati

9 - 30 gennaio 2011

Ingresso con biglietto di Mediterraneo. Da Courbet a Monet a Matisse

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31 dicembre 2010 5 31 /12 /dicembre /2010 07:56

Nella splendida cornice di Villa Bardini, il Museo Annigoni dedica un’importante mostra alla pittura italiana degli anni Venti, Trenta e Quaranta del Novecento.

In questo arco di tempo, numerosi artisti da Primo Conti a Felice Carena, da Giorgio De Chirico a Gregorio Sciltian e Antonio Bueno sono accomunati da un singolare interesse per il Seicento. Pietro Annigoni partecipa di tale attrazione in significative opere della gioventù fino agli anni Quaranta.

All’origine della riscoperta del Seicento furono critici e studiosi (Longhi, Marangoni, Ojetti, Adolfo e Lionello Venturi), e il riconosciuto ruolo della “Mostra della pittura italiana del Seicento e del Settecento” inaugurata a Firenze nel 1922, nella prestigiosa sede di Palazzo Pitti.

Le opere del Caravaggio, i paesaggi e le nature morte, i dipinti di scuola bolognese, napoletana e spagnola (Velázquez in particolare) e la grande decorazione barocca affascinarono e sedussero gli artisti del tempo.

La mostra ricostruisce questo appassionante rapporto tra antichi e moderni, in un inedito dialogo tra Seicento e Novecento.

 

Attualità del Seicento negli anni Venti

Declinazioni del gusto tra Firenze, Roma e Milano

Mentre a Firenze si teneva nel 1922 la “Mostra della pittura italiana del Seicento e del Settecento”, l’eco degli studi sul Seicento attraversava l’Italia, inserendosi tra i movimenti e gli interessi individuali degli artisti. Alcuni di essi ne furono dichiaratamente affascinati, altri ne accolsero alcuni influssi, mostrandosi molto sensibili a quel gusto. Questo dialogo è esemplificato nel percorso espositivo da confronti tra opere del Novecento e del Seicento, uno per tutti l’accostamento tra Dopo il bagno di Primo Conti e la Susanna di Felice Carena, alla maestosa Betsabea al bagno di Artemisia Gentileschi.

Critici e collezionisti

Allestita come una sorta di “corridoio degli uomini illustri”, la sezione presenta i ritratti di alcuni dei critici che presero parte, nel Novecento, al recupero della pittura del XVII secolo: Matteo Marangoni, Roberto Longhi, Ugo Ojetti e Giorgio de Chirico, il primo a parlare di «mania del Seicento». Accanto a loro, sono rappresentati alcuni dei collezionisti che contribuirono a nutrire la fortuna del secolo, come i coniugi Contini Bonacossi.

 

II. Il gusto del Seicento attraverso i generi e le tecniche

La natura morta

Allestite come una piccola e preziosa quadreria, le opere di Conti, Socrate, Marussig, Dudreville, Trombadori, De Chirico, Annigoni, testimoniano come gli artisti moderni seppero vivacemente interpretare il genere seicentesco della natura morta.

Il paesaggio

Al tema del paesaggio è dedicato un approfondimento che ancora una volta prende spunto dalle analogie che i critici del primo Novecento avevano colto tra le opere di artisti noti dell’epoca e quelle di artisti attivi tra Sei e Settecento. In particolare la sezione è dedicata al tema del paesaggio nella pittura di Pietro Annigoni, a confronto con lo stesso genere affrontato da Anton Francesco Peruzzini, artista vissuto a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo.

 

III. Da Caravaggio alla realtà moderna

Interpretazioni dell’arte del Seicento intorno agli anni Quaranta

La sezione ha il suo fulcro nell’opera Bacco all’osteria del pittore armeno Gregorio Sciltian, con i suoi dichiarati riferimenti al Caravaggio e a Velázquez. Le suggestioni della pittura del Seicento sono inoltre documentate in questa sala da opere moderne di Pietro Annigoni e Antonio Bueno che dialogano con quelle seicentesche di Jusepe de Ribera e Diego Velázquez, il cui Acquaiolo, restaurato per l’occasione, risalta per la sua alta qualità pittorica.

Luci e ombre seicentesche nel cinema

L’ispirazione al Seicento transiterà anche nel cinema. Come caso paradigmatico, si presenta il fotogramma finale di Mamma Roma (1962) con la morte di Ettore. La scena, diretta dalla regia di Pier Paolo Pasolini, brillante allievo di Roberto Longhi, evoca i chiaroscuri e la composizione del Compianto sul Cristo morto di Orazio Borgianni. ( A cura di: Anna Mazzanti, Lucia Mannini, Valentina Gensini/ Fonte: http://www.museoannigoni.it) generic_it_468x60.gif

 

ORARIO MOSTRA
Da martedì a domenica ore 10.00 - 18.00. Chiuso il lunedì
La vendita dei biglietti ha termine alle ore 17.00
La mostra è chiusa il 25 dicembre 2010 e il 1 gennaio 2011

BIGLIETTO
Intero € 6,00
Ridotto € 4,00*
Gratuito **

* per gruppi superiori a 10 persone e per ragazzi sotto i 14 anni di età, per scolaresche e per studenti universitari, possessori del biglietto a pagamento del Giardino di Boboli, Giardino Bardini, Museo degli Argenti, Galleria del Costume, Museo delle Porcellane e della mostra a Palazzo Strozzi Picasso Miró Dalí. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità, soci ACI e TCI

** per diversamente abili e loro accompagnatori, giornalisti, insegnante al seguito della scolaresca, guide turistiche e bambini sotto i 6 anni.

Il biglietto della mostra include la visita al Museo Capucci.

Servizio di navetta gratuito
dal 1 gennaio 2011 da giovedì a domenica la navetta partirà da piazza del Grano, lato Uffizi, con i seguenti orari:
10.00, 10.20, 10.40, 11.00, 11.20, 11.40, 12.00, 12.20
e alle ore
15.10, 15.30, 15.50,16.10, 16.30, 16.50
facendo sempre ritorno al punto di partenza.
L’ultima corsa da Villa Bardini a piazza del Grano è alle ore 12.45 la mattina e alle ore 17.30 nel pomeriggio.

Parcheggio gratuito (non custodito)
presso il Forte Belvedere aperto da martedì a domenica ore 10.00 - 18.00, riservato ai possessori del biglietto della mostra.

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31 dicembre 2010 5 31 /12 /dicembre /2010 07:33

SGUARDO NOMADE

Incontro con gente e paesi

mostra fotografica di Dorian Cara

16 – 30 gennaio 2011

Mostra promossa da Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura

in collaborazione con Opera d’Arte di Milano

La Casa delle Culture del Mondo, Via Giulio Natta 11, Milano (M1 - Lampugnano)

Inaugurazione sabato 15 gennaio 2010 h. 18,30

a cura di Dorian Cara

presentazione di Enrico Prada.

 

La mostra “Sguardo Nomade” presenterà un centinaio di fotografie realizzate da Dorian Cara, in Giappone, Alaska, Sudafrica, Grecia, Argentina, Corea del Sud, Marocco, Macedonia, Cina, Spagna, Egitto, Svizzera ed Italia.

Spesso la fotografia di viaggio tende a trasformare la vita quotidiana in folklore ed esotismo, alla ricerca della meraviglia a tutti i costi.

Le immagini di Dorian Cara, oggetto di una ricerca condotta da diversi anni, dimostrano, invece, che è ancora possibile fotografare rispettando l’unicità di luoghi e culture, e ad ogni scatto reinventare il mondo in un incontro con l’Uomo, con i suoi gesti, la sua storia e i modelli di esistere.

Un’esposizione di immagini delicate e al contempo perentorie, dove lo stupore cede consapevolmente il passo alla curiosità, alla comprensione; fotografie che sanno raccogliere i doni che l’Umanità e la realtà d’oggi ci offrono.

Dorian Cara, storico e critico d’arte, specializzato in legislazione dei beni culturali, si occupa di progetti di catalogazione, promozione e valorizzazione del patrimonio culturale in italia e all’estero.

Ha scritto per diverse testate giornalistiche e ha ideato e curato mostre d’arte contemporanea in Lombardia tra il 2000 e il 2010.

Enrico Prada, fotografo, critico e docente di fotografia, da tempo affianca all’attività creativa quella divulgativa e critica sull’immagine medesima. E’ Direttore Artistico di Oltrefoto (laboratorio di fotografia creativa in Voghera) e autore di un blog dedicato all’analisi della comunicazione fotografica.

Ingresso libero

orari: martedì-venerdì 10.00-18.30 / sabato-domenica 14.00-23.00 / lunedì chiuso

 

Informazioni al pubblico:

- Opera d’Arte, tel 02 4548.7400 - info@operadartemilano.it

- Provincia di Milano/La Casa delle culture del mondo, tel. 02 334968.54/30

www.provincia.milano.it/cultura - culturedelmondo@provincia.milano.it

Ufficio stampa:

Provincia di Milano/Cultura, tel. 02 7740.6310/6359

g.bocca@provincia.milano.it; m.piccardi@provincia.milano.it

Addetto stampa Assessore, tel. 02 7740.4393 - f.provera@provincia.milano.it

Addetto stampa Opera d’Arte, tel. 338-90.50.947

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PROGETTO CULTURA

EUROPEANA

La biblioteca online europea che riunisce contributi già digitalizzati da diverse istituzioni dei 27 paesi membri dell’Unione Europea in 23 lingue. La sua dotazione include libri, film, dipinti, riviste, quotidiani, mappe geografiche, manoscritti ed archivi.

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